Un tavolo sulle pensioni 2023 subito dopo il voto
per definire le scelte di riforma da inserire in legge di bilancio
Dopo i mancati tavoli di confronto tra Governo e Parti sociali sulla riforma delle pensioni che ha caratterizzato tutto l’anno 2021 e che poi ha portato, come soluzioni tampone per il 2022, alle scelte operate in legge di bilancio in ordine a “quota 102” e alle proroghe (sino a fine anno) di “opzione donna“ e “APE sociale”, erano stati in molti a pensare, anche sulla scorta dei precisi impegni assunti dal Premier Draghi, che l’anno 2022 fosse finalmente quello giusto per far decollare quel confronto e concluderlo con punti condivisi di riforma. Purtroppo, la previsione non si è per nulla avverata, complice in primo luogo la guerra in Ucraina che, da febbraio ad oggi, ha imposto ben altri temi e fatto passare in secondo ordine i temi legati alla riforma delle norme introdotte dalla legge Fornero.
Ad un certo punto, abbiamo sperato che, con le dimissioni del Governo e l’avvio della campagna elettorale, il tema della riforma delle pensioni – che interessa, non dimentichiamolo, milioni e milioni di cittadini – venisse recuperato e diventasse prioritario nel dibattito politico, e come CSE FLP pensionati avevamo chiesto “a tutte le forze politiche che parteciperanno alla competizione elettorale e a tutti gli schieramenti in campo, che il “tema pensioni” trovi il giusto spazio e che le proposte avanzate a tal riguardo, in particolare in materia di flessibilità, vengano dettagliate anche con riferimento alla loro sostenibilità e copertura finanziaria” (si veda il ns. Notiziario n. 12 del 28.07.2022).
Ma anche questo nostro appello è stato purtroppo in gran parte disatteso, atteso che i programmi elettorali presentati dai singoli partiti e dalle principali coalizioni evidenziano proposte a carattere molto generale, senza entrare in alcun modo nello specifico di criteri, misure e coperture. In estrema sintesi, possiamo dire che il potenziamento della flessibilità in uscita è un tema a fattor comune, come a fattor comune è anche la volontà di rendere strutturali “opzione donna” e “Ape sociale”, ma senza ulteriori esplicitazioni e dettagli.
Dunque, il rischio che anche il 2022 passi in carrozza e che, nella migliore delle ipotesi, la legge di bilancio 2023 rechi solo ulteriori proroghe e nuove quote dopo “quota 100” e “quota 102”, appare davvero realistico, tenuto conto dei tempi necessari alla formazione del nuovo esecutivo e dei tempi ridotti all’osso per la legge di bilancio. A tal proposito è utile ricordare che, a fronte oggi di un Governo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, la NADEF (Nota di aggiornamento del DEF) recherà quest’anno solo i dati macroeconomici attualizzati e nessuna scelta per il 2023, in quanto le scelte sono tutte demandate al Governo del dopo voto, il quale però non avrà poi così tanto tempo per definire le scelte di programma 2023 da riversare poi nel Disegno di legge di bilancio
Ed allora, se non vogliamo ulteriori proroghe e altre quote nelle pensioni 2023, chiediamo a tutte le forze politiche in campo un impegno preciso: che tra i primissimi atti del nuovo Governo, di qualunque colore esso sarà, ci sia quello dell’apertura immediata di un tavolo di confronto con le Parti Sociali che si ponga l’obiettivo di pervenire, entro un mese max, a punti condivisi di riforma della Fornero da travasare poi nel DDL Bilancio dell’anno 2023.
A quel tavolo, noi ci presenteremo con l’insieme delle proposte che connotano la piattaforma di CSE-FLP, che qui ricordiamo seppur in modo molto sintetico:
- cancellare in modo strutturale la rigidità dei paletti imposti dalla Fornero (pensione di vecchiaia a 67 anni; pensione anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne), e rendere invece possibile l’uscita volontaria con 41 anni di contributi o con 62 anni d’età, per tutti e senza penalizzazioni nel calcolo;
- rendere strutturale “opzione donna” ma senza ricalcolo contributivo;
- ridurre a 30 anni il requisito contributivo per l’APE Sociale dei lavori gravosi, l’aggiornamento e l’estensione delle attività gravose e usuranti ampliandone ulteriormente la platea, a partire dagli operatori della Sanità;
- introdurre pensioni di garanzia per i giovani con carriere discontinue, che sono oggi sempre più frequenti.
Siamo davvero al limite, non si può in nessun modo perdere altro tempo, serve un grande e comune sforzo da parte di tutti gli attori in campo, politici e sindacali.
Noi ci siamo!