Le Confederazioni CGS e CSE presentano alla Ministra Dadone le loro valutazioni e proposte
Nei giorni scorsi le Confederazioni CGS e CSE hanno presentato congiuntamente alla Ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone l’allegato documento nel quale evidenziano valutazioni e proposte in merito al confronto avviato in questi mesi a Palazzo Vidoni sul lavoro agile, così come richiesto dalla stessa Ministra.
Nel rimandarvi alla lettura dell’articolato sottolineiamo come lo stesso affronta diversi aspetti e non si limita a definire unicamente quelle che dovrebbero essere le proposte per il decollo del lavoro agile a regime.
La situazione attuale, infatti, è purtroppo caratterizzata ancora da una evidenza epidemiologica, nazionale e internazionale, assolutamente preoccupante e quindi è necessario affrontare questi mesi con la dovuta attenzione, utilizzando ancora le modalità straordinarie del lavoro agile o da remoto, come fattore di prevenzione del contagio.
Le fughe in avanti di troppe Amministrazioni, dovute ad un’interpretazione letterale e molto spesso restrittiva del comma 263 del Decreto rilancio, tra l’altro adottato in una fase che sembrava diversa dal punto di vista del diffondersi del Covid 19, con il rientro in presenza della stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori, spesso senza le dovute attenzioni neanche dei cosiddetti lavoratori fragili, comporta a nostro parere, la necessità di una modifica del quadro normativo o comunque di direttive precise da parte della Ministra Dadone.
La scansione temporale prevista dal comma 263 (cessazione del lavoro agile come modalità di svolgimento ordinario della prestazione dal 15 settembre 2020 e lavoro agile per il 50 per cento del personale impiegabile nelle attività cosiddette “smartabili” fino al 31 dicembre 2020) deve essere riorientata, e correlata all’andamento epidemiologico, con particolare riferimento anche all’apertura delle scuole, attese le ricadute che si stanno già avendo , in particolare per i genitori con figli minori di 14 anni, sia per le chiusure degli Istituti che per gli orari diversificati e i turni di lezione.
Così come vanno definite meglio, ed in modo più flessibile e semplice, le misure di prevenzione per i lavoratori fragili, meritevoli di una maggiore attenzione sanitaria quanto più aumenta la presenza nei luoghi di lavoro e nei mezzi pubblici.
Per quanto concerne invece gli aspetti a regime il documento parte dal presupposto che, per far decollare veramente questa nuova modalità di articolazione della prestazione lavorativa, è necessario un vero cambio di paradigma, che modifichi l’organizzazione degli Uffici e del lavoro, rafforzi la capacità tecnologica delle Amministrazioni, superi il gap infrastrutturale delle reti, aumenti la dotazione degli apparati informatici, implementi la digitalizzazione dei processi, la creazione e l’interoperabilità delle banche dati, renda fruibili da remoto a cittadini, imprese e addetti la totalità dei servizi e delle prestazioni rese dalle Pubbliche Amministrazioni.
E’ di tutta evidenza che l’adozione del lavoro agile produrrà a regime notevoli ricadute anche sul rapporto di lavoro; andranno quindi rivisti e riscritti numerosi istituti, compresi quello relativo all’articolazione dell’orario di lavoro e alle sue modalità di rilevazione, il riconoscimento del diritto alla disconnessione, le nuove modalità di individuazione del luogo di svolgimento della prestazione e le condizioni tecnologiche di base per lavorare (pc, connessione, telefono).
Così come andranno ridefinite le modalità di riconoscimento del salario di produttività e dei buoni pasto, i sistemi di valutazione, il riconoscimento dei permessi e tutte le garanzie contrattuali relative al rapporto di lavoro.
Ma il punto centrale, che spesso viene sottaciuto o non affrontato con la dovuta attenzione, è quello del nuovo ordinamento professionale.
Il lavoro agile a regime comporta certamente nuovi livelli di responsabilità e di autonomia connessi alla lavorazione di intere fasi del processo, oggi disarticolato in più fasi, di scelte da adottare in tempo reale, oggi invece centralizzate burocraticamente e di competenza del vertice della piramide gerarchica.
Per fare questo è necessario individuare nuovi profili e una diversa articolazione delle attuali aree professionali, riaprire con decisione le carriere, oggi ingessate da inaccettabili vincoli normativi riconoscendo le tante professionalità presenti nei nostri Uffici, procedere ad una stagione di formazione dedicata e diffusa, incrementare gli organici con assunzioni mirate nei settori strategici e per le professionalità necessarie.
E’ necessario quindi un quadro organico di azioni e misure, che preveda l’utilizzo coerente dei diversi strumenti necessari ( da quello normativo a quello regolamentare, a quello contrattuale.
In questo ambito un Accordo quadro del Governo con le Organizzazioni sindacali e le parti sociali appare a nostro parere la cornice indispensabile per permettere finalmente il decollo del lavoro agile e allo stesso tempo una vera modernizzazione delle nostre Amministrazione. Che è quello che da tempo ci chiede il Paese tutto.
Infine, occorre anche ricordare che l’art. 263 della legge 77/2020 prevede che “… entro il 31 gennaio 2020, le Amministrazione Pubbliche rendono, sentite le Organizzazioni Sindacali, il Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA)”, che dovrà recare le modalità attuative del lavoro agile, per le cui attività è previsto che “almeno il 60% dei dipendenti possa avvalersene”, e che dovrà al contempo definire “le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti”.
Tenuto conto che il 31 gennaio non è poi così lontano, e considerate altresì l’importanza della predetta scadenza e l’attesa e l’interesse che suscita nei colleghi, invitiamo i nostri Coordinamenti Nazionali a seguire con grande attenzione questa partita sollecitando le Amministrazioni ad aprire da subito i confronti con le Parti sindacali.