Rinnovato l’accordo quadro con ABI sull’anticipo TFS
Interessi più alti, più le spese. Prosegue intanto l’iniziativa unitaria
Nella G.U. n. 262 dell’8 novembre u.s., è stato pubblicato il Decreto del Ministro per la P.A. 23.09.2024 che reca il rinnovo dell’accordo-quadro, recepito in primis con DM 19.08.2020 e poi rinnovato con DM 01.08.2022, che consente ai dipendenti pubblici interessati, ora anche l’estensione ai “quota 103”, di poter ottenere, dagli istituti di credito che aderiscono all’accordo, l’anticipo del loro TFS, a costi oggi però molto superiori rispetto allo 0.40% base previsto dall’accordo, in virtù dell’aumento dei tassi e del c.d.“rendistato”.
Si stima un costo medio dell’anticipo comunque non inferiore al 4%, che ovviamente andrà a ridurre la liquidazione pesantemente (oltre 2.000 € di “tassa” per la cifra massima oggi richiedibile, ovvero 45.000 €).
Ci sarebbe una seconda possibilità per il neo-pensionato pubblico iscritto al “Fondo Credito”, quella di richiedere l’anticipo TFS direttamente all’INPS, ma l’opzione oggi non è possibile per esaurimento del Fondo.
Dunque, il lavoratore pubblico che arriva alla pensione si troverà di fronte a questo incredibile dilemma: o attendere anni per ottenere la propria liquidazione e per questo riceverla significativamente svalutata o, in alternativa, ricorrere all’anticipo del TFS pagando però tassi d’interesse elevati.
La crescita dei costi per l’anticipo TFS rappresenta dunque un ulteriore sviluppo in negativo di una vicenda alquanto paradossale e assurda che dura oramai da molto, troppo tempo, e cioè da quando, prima la legge n. 140/1997 e poi anche la legge n. 122/2010, hanno disposto il pagamento differito e/o rateale dei trattamenti di fine servizio spettanti ai dipendenti pubblici.
Si deve ricordare, a tal proposito, che la Corte Costituzionale si è già pronunciata ben due volte sull’argomento, la prima nel 2019 e la seconda più recentemente nel giugno 2023 con la sentenza n. 130, con la quale ha ritenuto illegittima la corresponsione ritardata e rateale del TFS sia ai pensionati di vecchiaia che a quelli che hanno raggiunto il limite ordinamentale dei 65 anni, e ha invitato il legislatore a porvi rimedio, cosa che il legislatore non ha ancora fatto e pare non intenda fare, come dimostra il “no” ai disegni di legge di attuazione della sentenza.
Proprio per questo, la Confederazione CSE, unitamente ad altre Confederazioni (CGS, CGIL, UIL, COSMED, CIDA e CODIRP), hanno avviato una grande iniziativa unitaria, rivolta a tutti i lavoratori e pensionati pubblici e più in generale a tutti i cittadini, che è articolata su tre diversi fronti:
-
una petizione da sottoscrivere su www.change.org che sollecita l’intervento del Legislatore per cancellare la “vergogna” del pagamento differito e rateale del TFS dei pensionati ex dipendenti pubblici, che oggi ha già superato le 49mila firme e si accinge a breve a raggiungere il primo step di 50.000;
-
iniziative politiche di sensibilizzazione sul tema, che vedranno la luce nelle prossime settimane;
-
la presentazione di 7 ricorsi in giudizio in 7 sedi diverse, di cui il primo è già stato presentato a Roma.
Invitiamo i lavoratori pubblici e i pensionati, e più in generale tutti i cittadini, a firmare la nostra petizione e a seguirci in questa difficile battaglia di giustizia sociale e per i diritti, e ci riserviamo di dare tempestivamente conto degli sviluppi dell’iniziativa unitaria. Per info, scrivere a pensionati@flp.it.