Preintesa CCNL Funzioni Centrali NON SOLO UN PESSIMO CONTRATTO

26 Gen 2018 - Notiziari FLP, Slider

MA UN VERO ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.

Abbiamo avuto già modo di esaminare i contenuti della preintesa siglata il 23 dicembre 2017 tra Aran e CGIL, CISL, UIL e UNSA relativa al rinnovo del CCNL del nuovo comparto delle Funzioni centrali.

E di quanto questo contratto sia assolutamente negativo:

  • in termini di mancato recupero del nostro potere di acquisto, sempre più eroso in questi circa dieci anni di blocco forzoso;
  • per la mancata tutela dei diritti e della salute, ancora peggiorata con le nuove norme sulle visite specialistiche e gli esami diagnostici;
  • per l’assenza di qualsivoglia riconoscimento delle carriere e delle professionalità, con il congelamento di un ordinamento ormai superato e privo di sbocchi realizzativi, a causa degli interventi normativi di questi anni che ne hanno snaturato le ragioni e depotenziati i contenuti;
  • per il mancato riconoscimento dell’apporto dato dai lavoratori e dai loro rappresentanti all’organizzazione ed alla qualità del lavoro, con il pedissequo adeguamento di questo “contratto” alle parti più unilaterali delle norme Brunetta – Madia, che come abbiamo denunciato in questi anni, lasciano mani libere alla dirigenza su tutti gli aspetti che regolano non solo l’organizzazione ma anche l’orario e il rapporto di lavoro.

 In buona sostanza i sindacati firmatari si sono limitati unicamente a recepire per via contrattuale tutta la normativa di questi anni, compresa quella sanzionatoria, che ha modificato i CCNL precedenti, dando così legittimità pattizia ad interventi unilaterali e punitivi nei confronti dei lavoratori pubblici.

Altro che modifica delle Leggi Brunetta e riconquista della contrattazione!

Nel porre in atto questa operazione assolutamente disdicevole, convinti come sono pure loro, dell’assoluta inadeguatezza del contratto che si avviano a firmare definitivamente nei prossimi giorni, hanno pensato bene di prevedere all’interno del “contratto” la clausola di esclusione da ogni sede negoziale e da ogni ambito di confronto con le Amministrazioni, i soggetti sindacali che non firmeranno il contratto bidone.

In definitiva, secondo i sindacati firmatari, chi non accetta le condizioni capestro dell’Aran si troverà escluso dai tavoli di negoziazione (assai pochi a dire il vero visto lo scempio che hanno fatto sui livelli di partecipazione), impossibilitato a rappresentare i lavoratori e le lavoratrici presso le sedi centrali e periferiche delle Amministrazioni del comparto, anche su tutto il sistema di partecipazione e di confronto.

Eh si, una norma capestro per imbavagliare il dissenso, costringere i sindacati contrari a firmare comunque questo contratto per poi poter dire “vedete alla fine hanno firmato tutti…“, mutuando una norma capestro già utilizzata nei decenni scorsi, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Eppure in questi anni qualcosa è cambiato, le voci di opposizione nei confronti di metodi che nulla hanno a che vedere con la democrazia e la partecipazione si sono levate sempre più forti ed il sistema di rilevazione del consenso, che passa per la misurazione delle adesioni e del voto ricevuto dalle singole Organizzazioni Sindacali alle elezioni RSU, legittima i soggetti che rientrano in tali parametri ad esercitare il loro ruolo.

La nostra legittimazione non deve passare per l’adesione ad un contratto infirmabile, ma dal consenso che il personale ci ha dato che ci permette di essere liberi e fuori da ogni condizionamento forzoso.

Ecco il perché per la FLP l’opposizione a questo contratto andrà oltre la denuncia delle cose che non vanno, su quello che il contratto avrebbe dovuto prevedere e non contiene, ma si estende ad una battaglia più generale a difesa della democrazia partecipativa e dei diritti di rappresentanza.

Infatti, nel caso tale previsione antidemocratica non venisse espunta dalla firma definitiva del CCNL, impugneremo questo contratto e gli eventuali atti successivi delle singole Amministrazioni, chiedendo la disapplicazione di quelle parti che intervengono in modo liberticida sul diritto alla partecipazione ed alla contrattazione, materie che non possono essere regolamentate “ad excludendum” da un CCNL.

Su questa materia si è già pronunciata la Corte Costituzionale con la Sentenza n. 213 del 2013 sul ricorso proposto dalla Fiom Cgil contro il Gruppo Fiat che l’aveva esclusa dai diritti di rappresentanza e partecipazione perché non firmataria del Contratto di gruppo.

Nella sentenza la Corte ribadisce che un Contratto non può contenere norme sanzionatorie per i non firmatari, ma che la legittimità a contrattare deriva solo dal livello di rappresentanza nell’azienda e non certo dalla mera adesione alle proposte della controparte, ed è in ragione di quanto sopra che salutammo a suo tempo con soddisfazione questa sentenza scaturita da una giusta battaglia della FIOM.

Ecco il perché oggi facciamo appello alla FIOM, alla stessa CGIL confederale, che pure si era costituita a suo tempo in giudizio, ad appoggiarci in questa battaglia di legalità e democrazia.

Facciamo francamente fatica a capire invece il silenzio che la CGIL e la sua Federazione di categoria hanno tenuto al tavolo Aran, quando abbiamo denunciato questa cosa chiedendo un esplicito chiarimento preventivo ed un pronunciamento in tal senso.

La democrazia e le regole non possono essere a regole alternate o solo quando ci conviene, ed infatti la stessa CGIL Funzione Pubblica, firmataria di questa pessima preintesa, contestò vibratamente contro la sua esclusione dai tavoli negoziali delle Amministrazioni quando non sottoscrisse il CCNL 2008/2009, ottenendo alla fine un parere Aran che la riammise alle trattative,  sul presupposto della differenza tra la mancata firma del CCNL biennio economico e  del CCNL quadriennale.

Ma queste sono interpretazioni di lana caprina e comunque adottate prima della sentenza della Corte.

Adesso siete ancora in tempo cara CGIL… e lo chiediamo a voi, solo a voi, proprio perché voi nel caso Fiat siete stati oggetto di analogo comportamento liberticida posto in essere in quel caso con l’adesione di CISL e UIL.

In caso contrario dovrete spiegare ai lavoratori ed alle lavoratrici delle Funzioni centrali il perché di questo vostro silenzio su una battaglia che prescinde dai contenuti e dalle diverse posizioni che legittimamente si possono assumere sulle questioni.

Garantire la possibilità di contrattazione e partecipazione a chi acquisisce tale diritto dal consenso dei rappresentati e dalle stesse regole vigenti, riteniamo sia un atto dovuto, e a chi dice in questi giorni che la nostra opposizione alla preintesa è a termine e poi andremo a firmare per poter restare ai tavoli di contrattazione rispondiamo che non hanno percepito la gravità del momento e delle loro azioni.

E probabilmente ci hanno sottovalutato!

Abbiamo dimostrato, quando da soli abbiamo proposto ricorso contro il blocco dei contratti, ottenendo la storica sentenza della Corte Costituzionale che ha obbligato il Governo a riaprire la stagione contrattuale, di essere pronti a fare battaglie che fino a poco tempo fa erano inimmaginabili.

 Anche in questo caso voleremo alto, contro i tatticismi e le furbizie del vecchio modo opportunistico di fare sindacato, a tutela della democrazia, delle regole e della partecipazione.  Per tutti, a prescindere da un tornaconto di sigla e di Organizzazione, o dall’esigenza tattica del momento.

Sono battaglie di civiltà che un Sindacato che vuole chiamarsi ed essere tale deve necessariamente fare.

                                                                                                                                                                   La Segreteria Generale FLP

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