NUOVO INGIUSTIFICATO ATTACCO AL LAVORO PUBBLICO
23 Feb 2017 - Notiziari FLP
E dire che avevano promesso il rinnovo del contratto…
L’invio alle Camere, per il prescritto parere, del Decreto delegato di riordino del Testo unico dei dipendenti civili dello Stato è l’ennesima occasione per un nuovo, ingiustificato, attacco al lavoro e ai milioni di lavoratori e lavoratrici dei settori pubblici.
Invece di mettere in campo le azioni prodromiche e necessarie per l’apertura del negoziato all’Aran delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblici, e a prevederne il dovuto finanziamento – afferma Marco Carlomagno, Segretario Generale della FLP – la Ministra della Funzione Pubblica licenzia un testo che non solo non supera le parti punitive volute da Brunetta all’atto della rilegificazione del lavoro pubblico, ma le peggiora, inserendo una serie di norme sulle presenze, l’assenteismo e la valutazione della perfomance individuale, assolutamente ingiustificate e non motivate.
I fenomeni di assenteismo e di mancata rilevazione delle presenze, che noi condanniamo fermamente – continua Carlomagno – sono assolutamente residuali rispetto alla platea di lavoratori e in netta diminuzione in questi anni. Non giustificano quindi il clima di caccia alle streghe e di criminalizzazione di questi mesi. Così come prevedere il licenziamento in caso di presunta valutazione negativa o di mancata accettazione della mobilità “selvaggia”, toglie solo diritti e non da alcuna garanzia, in mancanza di modalità applicative uniformi di tali istituti che resterebbero assolutamente discrezionali.
La verità – prosegue Carlomagno – è che in questo modo il Governo cerca l’alibi per reiterare il vergognoso blocco dei contratti che dura ormai da 8 anni, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che a giugno 2015 si pronunciò proprio sul ricorso della FLP.
Altro che rinnovo dei contratti e modifica delle leggi Brunetta che CGIL, CISL, UIL e CONFSAL sbandierarono a fine Novembre 2016 quando firmarono l’incredibile patto preelettorale che nelle intenzioni di Renzi doveva servire a vincere il referendum e che invece si è rivelato, come era del tutto prevedibile, solo un’ennesima beffa per i lavoratori.