La “vergogna” del TFS differito e rateizzato va cancellata

Serve per questo una forte e decisa iniziativa sul fronte sindacale

Forse, c’è qualcosa di nuovo sotto il sole: ci riferiamo all’attenzione venuta ultimamente dai più importanti media nazionali in merito alla “vergogna” (la definizione è del Segr. Gen. FLP, Marco Carlomagno, intervista su Il Messaggero del 17.08.2022) relativa alla corresponsione ai lavoratori pubblici – differita e rateale – del trattamento di fine servizio (TFS). Il Corriere della sera (7 marzo), Il Messaggero e il Mattino (21 marzo), La Repubblica più recentemente (10 e 11 maggio), hanno scritto e commentato i recenti accadimenti in materia di TFS, che hanno seguito il secondo pronunciamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 130 pubblicata in data 23.06.2023, si veda il nostro Notiziario CSE FLP Pensionati n. 15 del 27.07.2023 ), che, da una parte ha dichiarato non giustificabile il differimento e la rateizzazione del TFR per chi va in pensione per raggiunti limiti di età/servizio, e dall’altra ha invitato il legislatore a rimuovere questa condizione.

I “recenti accadimenti” oggetto dell’attenzione dei media sono stati più precisamente due:

  • il primo, il “parere contrario” – giustificato dai dichiarati “effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica” – espresso alla Commissione Lavoro della Camera dalla Ragioneria Generale dello Stato sul disegno di legge presentato dall’on. Colucci e altri (“Atto Camera n. 1254”), che, anche alla luce della sentenza della C.C. sopra richiamata, prevedeva da una parte la riduzione dei tempi di corresponsione della prima rata di TFS/TFR e dall’altra il suo incremento (vedi il nostro Notiziario n. 6 del 25 marzo u.s.);

  • il secondo, il msg. INPS n. 1628 del 25 u.s., con il quale, con riferimento alla “prestazione di anticipazione ordinaria del TFS/TFR”, la competente Direzione Centrale dell’INPS ha reso noto che “le risorse finanziarie a essa destinate nel 2024 sono in via di esaurimento”, motivo per il quale “a partire dal 25 aprile 2024 è inibita la presentazione di nuove domande (vedi il nostro Notiziario n. 8 del 30 aprile 2024).

Il combinato disposto tra i due accadimenti lascia davvero in braghe di tela i neopensionati pubblici, costringendoli, per avere il TFS, o ad aspettare i tempi biblici di erogazione rateale del maturato economico o, in alternativa, a ricorrere all’anticipo da parte di Banche, a costi però enormi (4,5/5 %, migliaia di euro!).

Messe così le cose, era del tutto prevedibile che il problema deflagrasse e che la “vergogna” delle modalità e dei tempi di erogazione del TFS si imponesse finalmente all’attenzione dei media, atteso che il differimento/rateizzazione del TFS riguarda somme accantonate di pertinenza del lavoratore pubblico, a fronte delle regole del lavoro privato che prevedono invece l’erogazione “tutto e subito” del TFR maturato.

Anche per questo, noi pensiamo che sia arrivato il momento, sul fronte sindacale, di avviare una forte e decisa iniziativa, auspicabilmente unitaria, magari articolata in più direzioni, per imporre finalmente la questione nell’agenda politica dei prossimi mesi e per ricercare soluzioni praticabili dentro percorsi legislativi finalizzati a cancellare la “vergogna” del TFS/TFR e ad allineare le regole tra pubblico e privato.

Come CSE FLP Pensionati ci sentiamo fortemente e convintamente impegnati verso questo orizzonte e in questa prospettiva, sapendo di avere su questo la condivisione piena di milioni di lavoratori e di pensionati pubblici, sinora ingiustamente discriminati in materia di TFS/TFR e che sono arrivati davvero al limite massimo di sopportazione. Facciamo pertanto riserva di ulteriori informazioni al riguardo.


Il Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati

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